La firma online diventa realtà anche per i Referendum italiani: grazie al Decreto Semplificazioni è ora possibile raccogliere le firme per le richieste referendarie in modalità digitale. Se i referendum online sono una novità per la politica italiana, per quasi tutta l’Unione Europea è una pratica comune già da molti anni.
Ma come funziona la firma digitale per i referendum online? Quali sono i rischi? E quali le opportunità?
Indice
Referendum: dai banchetti nelle città alla firma digitale
Un traguardo storico, l’ennesimo segno tangibile di come anche in politica sia in atto una vera e propria rivoluzione digitale. Non più solo banchetti organizzati nelle piazze delle città, adesso per i referendum e le leggi di iniziativa popolare è possibile raccogliere le firme anche online.
Come? Attraverso la firma digitale.
“La firma elettronica qualificata (FEQ) – o digitale – è il risultato di una procedura informatica, detta validazione, che garantisce l’autenticità, l’integrità e il non ripudio dei documenti informatici.” AGID
In parole semplici, la firma digitale è una firma elettronica qualificata che deve soddisfare specifici requisiti per garantire:
- Validità legale
- Autenticità
- Integrità
- Affidabilità
Solo in questo modo la firma digitale rappresenta un valido strumento che tutti i cittadini possono sfruttare per partecipare alla vita democratica anche da remoto e – in questo specifico caso – ai referendum online.
In Europa è una pratica comune già in diversi Paesi, come la Germania, che ha esteso la firma digitale anche alla presentazione dei nuovi partiti alle elezioni nazionali ed europee.
Ora – dopo un dibattito di oltre due anni – è finalmente arrivato anche il turno dell’Italia, dove firma digitale e Spid aprono nuovi orizzonti politici.
Referendum online: la svolta italiana
Una nuova stagione della partecipazione democratica si apre anche per l’Italia: l’approvazione dell’emendamento del Decreto Semplificazioni ha dato infatti il via libera ai referendum online tramite firma digitale.
In questo modo ogni cittadino avrà un modo in più per esercitare un diritto fondamentale che già aveva, ma che troppo spesso per motivi logistici, o ancora peggio di salute, non poteva esercitare.
E visti i risultati dei primi due referendum online, siamo di fronte ad una vera e propria rivoluzione, sia a favore dei diritti politici dei cittadini sia a favore di una democrazia digitale sempre più partecipativa.
Le oltre 1,2 milioni di firme (di cui quasi 400.000 online) del referendum sull’Eutanasia Legale e le 630.000 firme della campagna referendaria sulla Cannabis Legale, fanno ben sperare in uno svecchiamento del sistema democratico e ad una nuova ondata di fiducia nei cittadini – i giovani in particolar modo – verso la politica.
Come avviene la firma per i referendum online?
È prevista per il 2022 la realizzazione di una piattaforma governativa ufficiale che permetterà di procedere alle votazioni per i referendum online e le leggi di iniziativa popolare.
Attualmente, in occasione delle recenti richieste di referendum online, la nuova modalità di raccolta firme è stata effettuata tramite la piattaforma web “Raccolta Firme Online” creata da itAgile in collaborazione con TrustPro QTSP.
I metodi che ogni cittadino ha a disposizione per esprimere la propria preferenza comodamente da casa sono tre:
- Firmare con SPID
L’autenticazione SPID sarà utilizzata per firmare il quesito con una firma digitale. - Firmare con un proprio dispositivo
Si dispone già di una propria firma digitale (smart card, chiavetta USB o servizio di firma digitale remota). - Se non si dispone di SPID, CIE o firma digitale
Ogni cittadino intenzionato a partecipare al referendum online può richiedere il rilascio di una firma digitale tramite il servizio TrustPro QTSP.
Le opportunità e i rischi dei referendum online
La maggiore democraticità e inclusività che derivano dalla raccolta firme online ha sicuramente ridato rilevanza ad uno strumento costituzionale che da tempo aveva perso efficacia e coinvolgeva in maniera minima i cittadini.
Basti pensare che prima dell’introduzione delle firme digitali, in Italia erano stati organizzati 72 referendum nazionali di cui 67 abrogativi e per i quali è previsto un quorum di validità: di questi 67 il quorum di maggioranza non è stato raggiunto nel 41,8% dei casi.
D’altra parte però la grande affluenza che ha caratterizzato i primi due referendum online, ha fatto sorgere anche timori e preoccupazioni: una delle più diffuse è che le proposte referendarie aumentino a dismisura fino ad assomigliare più a dei sondaggi, rispetto che a strumenti per raggiungere obiettivi concreti e mirati.
Il boom delle firme digitali dunque se da un lato spaventa, dall’altro conferma come la digitalizzazione e la tecnologia consentano di fare cose un tempo impensabili.
Tra gli addetti ai lavori quindi, per far fronte alla presunta maggiore facilità nell’iter di presentazione dei referendum online, si è iniziato a parlare dei possibili correttivi, come ad esempio alzare la soglia di firme necessarie al raggiungimento del quorum (attualmente 500 mila).
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